lunedì 21 maggio 2007

CENA CULTURALE




Un altro week-end in quota. Stavolta riusciamo a partire poco prima delle 19 dal contesto urbano a causa di una giornata lavorativa che si è purtroppo (o per fortuna) protratta più del previsto. Ci aspetta una cena di cui ignoro i commensali appartenenti comunque ad un gruppo che sta promuovendo un’iniziativa letteraria denominata “letteraltura”, un nome divertente ed azzeccato se si pensa che racchiude esattamente il senso dell’iniziativa culturale in una sola parola. Lasciamo l’auto al solito posto e ci incamminiamo tra i boschi ombrosi e sornioni in direzione della baita-ristorante che da poco ha riaperto i battenti in vista della stagione estiva. Passeggiando decisi tra gli alberi mi sembra di percepire gli sbadigli accomodanti di una vegetazione pronta a godere della stellata notte in arrivo; la cosa mi infonde una tale serenità che ogni piccolo problema della quotidianità cittadina pare dissolversi nel nulla e si allontana come ogni inutile pensiero che non sia degno di quel paradiso. Ad un certo punto, dietro una collinetta, proprio in mezzo al sentiero ci troviamo persino “faccia a muso” con un vecchio camoscio che con fare elegante e per nulla spaventato, si sposta di qualche metro lasciandomi il tempo di estrarre il telefonino e fargli una foto al volo (la pubblico anche se non proprio eccezionale data l’ora e la luce…). Finalmente eccoci al ristorante. Io ho una fame da lupo, lei un po’ meno, lui peggio di me! Entriamo nel locale destinato alla cena: una stanzetta piuttosto bassa con le pareti completamente rivestite di legno di larice intagliato, il soffitto decorato con scene di caccia, le tende in pizzo bianco-crema delicatamente lavorate, il pavimento in pietra locale a spacco consumata dal tempo, applique in ferro battuto e una stupenda stufa in maiolica color mattone con decori floreali avorio. I partecipanti son già tutti li. Tre coppie, un’anziana guida alpina, un fotografo e una redattrice. Dodici persone in tutto. Fatte le presentazioni di rito e discusso brevemente dell’iniziativa, iniziamo timidamente con degli antipasti delicati ed i primi sorsi di un vino del signor Planeta, noto per ricavare delle sue uve ad alto contenuto zuccherino dei nettari non proprio leggerissimi…! Non mi dilungo su come è andata la cena, vi posso solo dire che al dolce, uno strudel ovviamente accompagnato da un ottimo ice-wine tirolese, i timidi commensali sembravano la combriccola del Blasco in vacanza a Ibiza a ferragosto. Il più acculturato del gruppo era in un angolo piegato in due a ridere tanto che sembrava una fontanella bonsai rossa da cui zampillavano lacrimucce di gioia. Le coppie si erano mischiate come un mazzo di carte di Binarelli. Il sottoscritto teneva banco con la complicità dell’anziana guida settantasettenne che ormai chiamavamo Asterix per l’imbarazzante somiglianza col mitico gallico mentre gli altri venivano dietro a dar man forte allo show. Non credo mi dimenticherò mai quella serata e credo ancora meno i personaggi del mondo letterario abituati forse a sonnacchiose riunioni in freddi e anonimi palazzi della capitale lombarda. Fantastico. Questi attimi io li chiamo vita e per quanto la complicità dell’alcol sia indiscutibile, quando l’uomo ritrova la sua serenità e sa vivere nella semplicità di un rapporto vis a vis vero e sincero, certe cagate le lascia dove devono stare ovvero negli archivi di freddi e anonimi palazzi di cemento.

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