sabato 30 giugno 2007

FESTE CAMPESTRI…TRA UN BREVE SONNO E L'ALTRO

Prologo: "Costine, vino e allegria!!!"
Se non fosse per quell'indotto senso antropologico di ricerca di origini e spiegazioni, spesso oserei dire "ma cosa vuoi di più dalla vita?!".
Lo scorso fine settimana è iniziato alle 20 di un pigro e umido sabato sera. Ci siam ritrovati nel solito bar ma in un tavolo all'aperto. Tanto per cambiare sono arrivato con mezz'ora di ritardo e così, mi è toccato di saltare i primi due giri di Grecanico campano! Poco male, la serata che si prospettava era lunga ed "impegnativa" visti i componenti di quella "conosciuta compagnia". Tocca a me chiedere, ma al mio "cosa bevete?", una donna che conobbi alla Notte Bianca, sollecitata dal nuovo amico per nulla felice di avermi tra i piedi, si alza dicendo che purtroppo dovevano andare. Peccato. Spero solo fosse la reale motivazione, altrimenti sarei certo di aver assistito all'ennesima dimostrazione di diritto di proprietà su un essere umano da parte di un altro poco o per nulla sicuro di se.
Beviamo e partiamo in direzione piazza della Costina, vicino a via della Salamella nel paese di Polloarrosto! Un'allegra macchinata straripante di musica italiana live…un piccolo concerto itinerante con 5 spettatori affamati di felicità e carne.
Finalmente le nostre narici s'impregnano di quel tipico profumo di grigliata unico e brevettato dal C.I.F.C. (Comitato Italiano Feste Campestri) mentre alle orecchie ci giungono le note di un sax alto accompagnate dalla voce della corista. Non so se ci avete mai fatto caso ma le cantanti da balera secondo me le clonano, almeno per quanto riguarda le corde vocali! Tutte pre-ci-se!
Per fortuna non c'è coda e in un attimo siamo su uno dei pochi tavoli liberi a ripetere gesta millenarie. Sembriamo i protagonisti delle scene iniziali di 2001 space Odyssey o della cena di Trinità con la famiglia (chi l'ha visto comprenderà).

Alle 23 circa ragazzi inizia la festa!!!
Poco dopo trovo anche Lei, a mia insaputa reduce da anni di fidanzamento. Vengo subito informato della situazione. Mi rattristano molto certe storie. Mi addolorano quando le loro conclusioni comportano motivazioni che non riesco a comprendere o forse, non voglio accettare. Spero ritrovi l'Amor perduto ovvero, spero ritrovi l'Amor proprio. (Io ci sono…e lo sai).
Fatto sta che ridendo e scherzando si fanno le 3. Partiamo, ma dopo poche decine di metri qualcuno chiede di fermare l'auto. Indovinate perché? Eh eh…fertilizzante alla costina frullata per un bel castagno in piena metamorfosi clorofilliana. Bleah! Ripartiamo ma scopriamo presto quella gettata era solo l'inizio. Quello che è successo dopo non ve lo racconto perché se doveste leggere durante la pausa pranzo finireste a digiuno. Sappiate solo che se l'89 24 24 me lo trovava facevo venire un esorcista!!
Insomma alla fine spengo l'abat jour alle 4:36. La riaccendo alle 7:15 per prepararmi dato che i fenomeni tre ore prima avevano deciso di andare a fare una bella gita sui monti!!
Alle 8:30 mi trovo al bar, lo stesso di dodici ore prima. Con me due ragazze della sera prima. Manca solo il posseduto che, per ovvi motivi, ha avuto qualche problemino di risveglio…In ogni caso, con nostra grande sorpresa, lo recuperiamo un'ora dopo e partiamo.
La giornata trascorre con ritmi bradipici ma alla fine ci riprendiamo abbastanza anche perché fa un freddo del cazzo a 2000 metri di quota. Cielo coperto, vento dal nord, vestiti estivi. Tentativo di fare pipì fallito causa dimensioni troppo ridotte del soggetto interessato! Brrr


La cosa bella di quando si scende a valle infreddoliti, è il rientro in auto. Il caldo sornione. I sedili morbidi ed avvolgenti. Vasco nell'etere con la sua "Io non so più cosa fare". Non so se le ragazze han resistito 200 metri prima di addormentarsi. Forse si ma non ci giurerei.
Arrivo a casa, il tempo di una doccia e… e dopo sono di nuovo pronto per la domenica sera. Beh, stessa festa campestre, nuove conoscenze e una strana riscoperta.
Ma questa è un'altra storia…

giovedì 28 giugno 2007

A VOLTE CAPITA

E quando succede è un casino...

Io non so più cosa fare

Io me ne stavo tranquillo facendo finta di dormire, lei s'avvicina piano facendo finta di sognare e poi mi tocca una mano dolcemente piano, piano. Io non mi muovo sto fermo la lascio continuare lo so benissimo ma voglio vedere dove vuole arrivare. Lei si avvicina ancora un po'mi sfiora con le labbra o cosa non lo so.Io non so più cosa fare a questo punto mi dovrei svegliare forse dovrei saltarle addosso come fossi un animale e dovrei essere molto virile e continuare, magari per più di due ore....eeeh troppo. Naturalmente lei insistemi vuole propio fare magari è femminista e non vuole certo farsi violentare ma vuole gestire allora come devo fare dove la bacio, come la devo toccare, eh... Però,però, peròche strano come è dolce quel modo di toccare sembra quasi una bambina che non sa più come fare per farmi capire, che non devo dormire vuole fare l'amore....ooh, anch'io...anch'io, anch'io... eeh Anch'io vorrei, Dio se vorrei Dio se vorrei lasciarmi andare vorrei toccarla, baciarla come mi viene in modo naturale ma forse è meglio lasciare stare non posso rischiare forse è meglio che mi rimetta a dormire.

Parole e Musica: Vasco Rossi

martedì 26 giugno 2007

SALTELLANDO TRA I FIORI


Quassù i giorni di sole han deciso di prendersi una lunga vacanza.
Ogni tanto però, qualcuno di loro torna a trovarci dal profondo sud e ci regala un cielo blu ed il bucato asciutto. Oggi in alto c'è Sunday, il più famoso e ricercato di quei giorni.
I prati sono ancora leggermente umidi ma non resisto!
Slaccio ed allontano quegli affari che mi intrappolano i piedi e corro, saltellando tra i fiori, per qualche minuto di libertà. Un arcobaleno all'orizzonte ed un concerto di profumi nel naso. Uno in particolare mi attira come il polline con l'ape. Proviene da un roseto che si arrampica gentile su una palizzata a pochi metri da me. La delicatezza tutta femminile di quei fiori mi manda in estasi.
Strappo alla vita una rosa per donarle un'altra esistenza, diversa e meno biologica.
Sarà eternamente nella memoria, per sempre il simbolo di una generosità rara e preziosa.
Un’immagine è per sempre.
Due opere d'arte della natura unite e preservate dalla violenza di un tempo inesorabile.
Luci ed ombre danno forma ad una perfezione intima e sottile.
Ne vedo il profumo. Sento il labile confine tra due corpi vellutati.
Una carezza sottile diviene saluto e promessa, mentre le campane mi ricordano che uno strano mondo ha di nuovo bisogno di me…

WAYS REBUS 5



Qui termina il racconto in 5 puntate scritto molti anni fa da un ragazzo con molta fantasia...

“Beh, tanto vale scappare oggi se domani sarà la stessa cosa. Che vita sarebbe la mia? Quella di un fuggiasco? No grazie papà, preferisco finire in gelatina”.
“Non andrà così figliolo, è tutto organizzato. Ora cambiati ed esci a prendere il convoglio delle 16. Ci troviamo lungo la linea 17. Alla fermata MORESCO scendi e dirigiti verso la vecchia linea 3, quella gialla, e vai fino al capolinea. Li ti sta aspettando uno dei nostri che ti condurrà al vecchio avioporto Malpensa 2000 dove decollerai con un aviojet”.
“Dove andrò? E la mia vita qui? Morgana, la casa, lo studio? E che ne sarà di te papà?”
“Per il tuo bene non posso rivelarti la tua destinazione, è segreta. Per tutto il resto non preoccuparti, ho già predisposto tutto. Infine non temere per tuo padre, nessuno può farmi del male, sarebbe come un suicidio per loro…Ma adesso devi assolutamente andare, ci terremo in contatto”.
Ancora un po’ tramortito abbraccio un'ultima volta mio padre e mi dirigo verso la fermata.
Una volta seduto sul convoglio ho qualche minuto per pensare.
E' tutto così assurdo.
Milioni di anni di evoluzione inutili. Oggi la clava in mano ai più forti ha nomi più importanti, a volte si chiama nanotecnologia altre chimica molecolare altre ancora chirurgia nucleare ma alla fine…SBAM! – morte tua vita mia –
Arrivo al capolinea della linea gialla ed il trasporter indicato da mio padre è lì puntuale ad attendermi. Partiamo a tutta velocità ed in pochi minuti ci troviamo a Malpensa 2000 dove dietro un hangar ci sono alcuni aviojet pronti al decollo.
Salgo su quello indicatomi dall’autista.
Ad attendermi nel corpo centrale del velivolo, interamente rivestito di velluto beige e con undici eleganti poltrone rosse, c’è solo un assistente di volo.
“Benvenuto sig. Zildeman. La stavamo aspettando. La prego di sedersi, la poltrona farà il resto. Stiamo per decollare”.
Mi accomodo e, mentre il sedile si adatta gradualmente alle mie forme, qualcosa fuori dalla vetrocarlinga attira la mia attenzione: sull’aviojet accanto al mio c’è seduta una persona molto simile a me sia nell’aspetto fisico che addirittura nei vestiti; anch’essa sola ma del tutto immobile.
Dopo una leggera vibrazione ci alziamo in volo verticalmente in esatta simbiosi col velivolo accanto e a distanza molto ravvicinata, oserei dire paurosamente ravvicinata!
Non appena i reattori si girano la spinta provocata dalla mostruosa accelerazione è davvero emozionante.
Guardo fuori e mi accorgo che stiamo volando come se fossimo attaccati all’altro aviojet su cui si trova (e lo vedo bene…!) anche il mio improvvisato sosia.
Queste nuove vetrocarlinghe hanno la proprietà di farti sentire sospeso in aria attaccato ad una poltrona volante!
Dopo qualche minuto accade qualcosa di strano.
Con una mossa azzardata ci portiamo sotto la fusoliera dell’altro velivolo per poi scostarci subito in virata.
Il cuore mi schizza in gola quando una tremenda esplosione cancella dalla mia vista l’altro aviojet. Mentre ci allontaniamo a velocità supersonica mi rendo conto che qualcosa di terribile è accaduto oggi nei cieli sopra Milano.
Passano poche ore ed atterriamo in una località esotica.
Un’isola.
Forse una penisola…
L’assistente di volo mi consegna una valigetta indicandomi un trasporter poco distante.
Ringrazio e mi dirigo verso il veicolo.
Salgo e mentre vengo condotto chissà dove apro la valigetta in cui oltre ad una serie di documenti trovo anche un video messaggio di mio padre che mi spiega tutto sulla mia nuova identità, sulla mia tragica morte in volo poco dopo il decollo sopra i cieli milanesi e sulla mia “rinascita”.
Arrivo a destinazione davanti ad una casetta bianca circondata da un’incantevole foresta tropicale.
La porta si apre lentamente.
Una figura femminile avvolta in un leggerissimo velo bianco avanza elegantemente verso di me…
Morgana…
Dinanzi a noi solo l’oceano.
Un tiepido vento ci regala una dolce sensazione di benessere dinanzi ad uno dei più bei tramonti del pianeta.
Il profumo di quel mare color smeraldo, l’ovattato scroscio delle onde…
Chiudiamo gli occhi e ci abbandoniamo al piacere puro godendo fino in fondo di quell’attimo eterno…
della nostra nuova Vita.

LA CASA SULL'ALBERO


Gentile dolce amica mia, sei stata una sorpresa sai?
Un mondo in poche ore. Oserei dire in pochi istanti! Luoghi dietro un angolo di cui non mi era giunta nemmeno la facciata di appartenenza. Un tuffo in tempi remoti dentro una natura carica di storia. Memoria di prati falciati a mano fra baite e malghe in pietra. Un silenzio diverso solo per l'eco lontano di mezzi a motore e di una civiltà fremente e inconsapevole.
E tutto a pochi minuti dall'ultimo dei mega contenitori in acciaio, rame e calcestruzzo fatti per rallegrare tristi famiglie in quei sabati finalizzati alla ricerca dell'ultimo elettrodomestico.
Parole serene e sincere. Un essere li per un motivo o per l'altro, un po' l'uno e per l'altra, come vecchi comici in visita ad un teatro abbandonato.
Poche ore di grande valore. Un valore che non si paga con le banconote.
Guardando a valle, in quella casa sull'albero, più di ogni mercanzia, il regalo più grande è stato semplicemente un sorriso.

lunedì 25 giugno 2007

DUE RIGHE PER GIORGIO...


Un talento non si può inventare. Dopo aver percorso le vie di Montecarlo con Frank, chiacchierato con la splendida Lysa in una discoteca a New York perdendomi nei suoi occhi, eccomi ora tra gli scaffali di uno sfarzesco centro commerciale meneghino. Sono in ritardo all'appuntamento. Un ritardo di parecchi mesi. Un tempo voluto e necessario come quello dato al vino per migliorare, o agli uomini per diventare saggi. Galleggiando fra casalinghe curiose supero il reparto dei rotocalchi scandalistici evitando sguardi ammiccanti. Finalmente, alle undici di un pigro lunedì mattina sono in piedi davanti a Lui, proprio dove sapevo mi stesse aspettando. Allungo la mano consapevole che da li a breve, l'attesa sarebbe sfociata in un susseguirsi di eventi che ancora una volta mi avrebbero portato in giro per il mondo e dentro vite altrui.Caro Giorgio, "Fuori da un evidente destino" è la terza emozione che hai saputo regalarmi. Ho girato la quarta di copertina con un bonario sorriso accompagnato dal leggero movimento del capo e ciò che ai miei invisibili compagni di salotto ho saputo dire e stato semplicemente: "Però, quel Vito Catozzo..."Con sincero affetto "piemontese",Michele
.
E con lo stesso affetto piemontese "quel Vito Catozzo" ti risponde, ti ringrazia e ti abbraccia...G

lunedì 18 giugno 2007

LA BIANCA NOTTE



Suoni e visioni.
Tutto ha inizio in una viuzza laterale tra la quiete di palazzi in fase digestiva.
Ore 20.30. Stranamente siamo puntuali.
Temperatura ideale per una camicia scura e i soliti jeans ben modellati sul culo (non li ho scelti io).
Direzione e strategia sconosciute.
Decidiamo di avviarci verso il centro poi si vedrà...e infatti!
Svoltiamo l'angolo e inizia la kermesse dei saluti e delle solite constatazioni.
In un tempo relativamente breve vie, locali e piazze si riempiono in modo spropositato.
Ritrovo molte persone che non vedevo da tempo e che in pochi minuti riperdo chissà per quanto altro tempo.
La bottiglia del gentile Rosso 2004 è ormai solamente un contenitore vuoto, quindi ci alziamo pensando che ormai è ora di cenare.
Così alle 23 finiamo con amici ad un nuovo tavolo mentre di fronte a noi, un clone della Nannini canta egregiamente "Sei nell'Anima..."
Tutto procede come deve, forse anche grazie al fatto che un "deve" in realtà non c'è mai stato. Non quest'anno! Inoltre, come diceva sempre un grande filosofo locale: "Mai fare programmi.." (l'altro invece sosteneva "L'amore? Tutte cazzate!")
Tra i commensali le discussioni fortunatamente prendono una piega piuttosto interessante anche se il sogno dura poco.
Una cameriera propone di fare "solo sesso" dopo una necessaria doccia.
L'altra sostiene che quegli occhi smeraldo sono il frutto originale dell'operato di madre natura.
Il cameriere non ci sta più dentro e non vede l'ora di mollare quella giacca bianca e quell'anacronistico papillon per lanciarsi tra la folla.
Io sorrido e lievito.
Volo tra sguardi alienati e sospiri velati.
Sono ore di conoscenza, baci, atti di lesbo esibizionismo, suoni sincopati, carezze, abbracci, ricordi ed abbandoni. Una notte di vita ed ora, una notte nella memoria.
Il giorno che ci abbraccia sensuale è il canto di un'anima collettiva che finalmente ci trova insieme.
Un ultimo sguardo alle mie spalle e l'ultima carezza alla scodinzolante Nerina prima di assaporare sogni che riguardano un'altra vita, forse più vera di questa.

mercoledì 13 giugno 2007

IL PARERE DI SILVANO

Uno dei tanti scritti interessanti di Silvano Agosti.

"Un giovane d’oggi, dai diciotto ai trent’anni, può e forse deve offrirsi una esperienza di massima libertà. Munirsi di un sacco a pelo e adottare il mondo come propria casa. La sua grande protesta nei confronti di una realtà che non lo rispetta, che gli offre un nulla estremo e offensivo, è vivere fuori da qualsiasi correlazione e esigenza economica, portando al minimo le proprie necessità, diciamo circa da 5 a 10 euro al giorno. Dormire ovunque. Offrirsi per qualche lavoretto in cambio di cibo o di pochi spiccioli e inebriarsi di libertà.Vagare nel mondo osservandolo e riflettendo a un eventuale progetto per il proprio futuro. Soprattutto non sottomettersi frettolosamente al ricatto di lavorare da subito otto o nove ore al giorno, incontrare negli spiragli di tempo una ragazzetta, fidanzarsi, sognare di fare un mutuo etc. etc. e rimanere tutta la vita murato vivo in una situazione che non gli procura piacere ma perfino sofferenza.Per almeno dieci anni il giovane deve vivere nel sapore della libertà, adottare come propria famiglia i sei miliardi di persone che popolano il pianeta, incontrare i suoi simili e non, conoscere ogni giorno una zona diversa della realtà, per essere poi invincibile da qualsiasi menzogna gli verrà propinata nei giornali e nei telegiornali. Per poter dire “No signori miei, il mondo non è orrendo come lo descrivete voi nei vostri teleschermi del potere, per terrorizzare la gente e fargli investire i pochi risparmi in porte e serrature, il mondo io l’ho visto è generalmente onesto e solidale, ne ho la prova perché ovunque mi svegliassi col mio sacco a pelo c’era qualcuno con un piatto di cibo che mi offriva uno sguardo di gentilezza e di solidarietà.”Questa esperienza decennale renderà il giovane non soltanto maturo, ma davvero invincibile per ogni forma di sottomissione.Altrimenti finirà col ringraziare i propri aguzzini, quelli che lo sottometteranno a turni estenuanti e spesso inutili di lavoro, a miriadi di bollette, a sogni consumistici di chissà quali conquiste ed emancipazioni economiche.Ho scritto queste poche riflessioni sollecitato da un gran numero di richieste da parte di giovani che mi chiedono. Ma insomma cosa devo fare, non trovo un lavoro, ho un diploma, i miei amici sono anche più disperati di me, quasi tutti fumano o affogano nella birra o nel chiasso delle discoteche la loro crescente inquietudine.Sto trascorrendo nello smarrimento i cosiddetti anni più belli della vita. Alcuni si sono subito sottomessi a orari di lavoro che consentono ben poco al vivere, che viene relegato in minuscoli spazi la sera o il sabato e la domenica.Il coraggio di andare nel mondo e constatare che è assolutamente diverso da come viene descritto e che la maggior parte delle persone che si incontrano sono disponibili a produrre amicizia e solidarietà, rende il giovane sicuro di sé e immune da infiniti inganni. Provate, approfittando dell’estate."

martedì 12 giugno 2007

SALE E…ZUCCHERO




Milano al centro del mondo. Un salto su di un treno e ci troviamo in brevissimo tempo nel bel mezzo della capitale lombarda. Una T-shirt, un paio di levis stracciati e una serie di banconote in tasca. Direzione Arena Civica dove ci attende il concerto di un certo Fornaciari col suo Fly World Tour. Scendiamo dal convoglio già col sorriso stampato in faccia (…). Underground al volo e l'impressione è quella di aver sbagliato ed essere finiti sul diretto per Mogadiscio! Tre fermate e invece, per fortuna, ci troviamo a Moscova. Sosta obbligata davanti ad uno dei trenta bar con le ruote. Birra, birra, birra, birra...ah già, e un panino! Passato l'ingresso sotto le mura ottocentesche dell'arena ci dirigiamo verso il palco passando al centro del prato. Mi ha sempre affascinato la sensazione di apertura spaziale che si avverte quando attraverso un'insenatura ci si sente improvvisamente piccoli sopra migliaia di metri quadrati di verde. Alla fine comunque arriviamo a una decina di metri dal palcoscenico. Mancano circa 45 minuti all'inizio. A deliziarci della sua voce e del suo rock arriva la figlia di Zucchero che ci accompagnerà verso l'imbrunire, cosa che permetterà alle luci coreografiche di fare il loro lavoro. Finalmente inizia il concerto sulle note di Dune Mosse. Lui è seduto su un trono barocco circondato da un sipario argentato che nasconde tutto quello che si trova alle sue spalle. Cambia il ritmo e ci viene rivelata tutta la spettacolare scenografia rinascimentale con tanto di enorme organo a canne rigorosamente finto e giganteschi lampadari démodé. Due ore di salti e momenti emozionanti. Certe canzoni ti strappano con loro indietro di anni. Suoni per anime danzanti. Basta chiudere gli occhi un istante per lasciare che tutto svanisca in una lacrima e in un sorriso tra decine di migliaia di esseri umani con lo sguardo nella stessa direzione. Alla fine dello spettacolo riusciamo ad essere gli ultimi sul prato con tanto di security che ci chiede di uscire. A quel punto andiamo a piedi in corso Como dove c'è più gente che alla mecca durante il pellegrinaggio dei mussulmani! Un cagaio assurdo. Mi piazzo in una zona rialzata di fronte all'Hollywood e mi sembra di essere al circo! Solo che al posto dei poveri animali sfilano un sacco di giovani e meno giovani (che forse non sanno dell'esistenza di un ufficio chiamato anagrafe…) la cui esistenza sembra legata in primis alle volontà di uno stilista e subito dopo a quelle di una casa automobilistica. Triste. Lasciamo la fiera del "son più figo io - milano due zero zero seven" e decidiamo di fiondarci in un locale da ballo ad un centinaio di metri da lì. La musica sembra decente e un cocktail te lo fanno per "sole" 20 delle vecchie mila lire. E va beh…chissà che cazzo ci han messo nei long island fatto sta che il treno per rientrare in paradiso, momenti ce lo dimentichiamo! Arriviamo a casa che il sole ha già dipinto valli e pareti rocciose ancora inumidite da una notte piovigginosa. Giusto il tempo di cambiarci o poco più e via, servizio musicale della domenica! Miei cari, in una manciata di ore c'è stata dentro tanta di quella vita che l'unico commento che ho è un sorriso verso l'infinito. Grazie Amica mia. Grazie Amico mio.

giovedì 7 giugno 2007

EL TOPO (La talpa)

Lungi da me pormi come critico cinematografico. Rappresento solo il giudizio personale di una serie di persone che cercano qualcosa in più di otto ore mercificate in cambio di una cosa breve e preziosa che chiamiamo Vita. Quest'altra pellicola di Jodorowsky del '71, (precedente dunque alla realizzazione di The Holy Mountain), l'ho vista come un delicato richiamo all'attenzione su un mondo sommerso che in realtà ci avvolge e ci osserva. Un mondo minoritario che infastidisce e che vogliamo occultare, che rifiutiamo, incapaci di accettare in quanto "diverso", fatto di contenuti e non di contenitori. Un film che in puro stile jodorowskyano è una successione di frame d'autore. Inquadrature uniche. Posso fermare il lettore in qualsiasi punto e tenere in salotto quell'immagine come un quadro di un certo spessore, di un valore molto più alto di qualsiasi altra opera custodita in chissà quale museo proprio perché li, in casa mia a creare spunto di riflessione con altri esseri umani. Troppo spesso ci spegniamo in serate in cui una fiction o un bar continuano a toglierci quello che ha fatto l'azienda durante il giorno. Sentire che qualcosa di bello come la magia della vita torna a suggerirci la nostra unicità, il nostro inestimabile valore, anche passando attraverso le visioni di un artista, è costruttivo, piacevole e sensato. Vi è un passaggio nel film che condivido da una vita. Uno dei pistoleri, uno dei quattro più grandi maestri al mondo in quella disciplina, battendo il suo avversario spiega allo sconfitto le ragioni della sua vittoria: "Tu spari per trovarti. Io lo faccio per sparire. La perfezione è perdersi e per perdersi bisogna amare. Tu non ami. Tu distruggi, uccidi e nessuno ti ama. Perché quando credi di dare in realtà stai prendendo. Mi son dato a lei. Le ho dato tutto. Lei è dentro di me.” Questo per chi lo comprende è qualcosa di grandioso e può cambiare una vita in una Vita.

WAYS REBUS 5


Quinta parte del racconto fanta-meneghino…

“Si figlio mio. Come vedi non mi occupo di medicina. O meglio, non solo di quello. Non ho mai potuto rivelarti la mia vera occupazione e non l’avrei fatto nemmeno ora se tu non fossi stato coinvolto a tua insaputa”.
“Devo ammettere che questa giornata non la posso annoverare tra più noiose della mia vita, perché questa è la mia vita vero? Non è un lifegame, un olofilm o qualche altra diavoleria dei tempi nostri, vero papà?”
“Purtroppo è tutto reale. Faccio ufficialmente parte dei Servizi Segreti di Sicurezza Federale in cui venni reclutato 11 anni fa per le mie doti di chimico; mi trovai a lavorare a progetti di genetica e nanotecnologia ad un livello talmente avanzato da far passare la fantascienza come una cosa antica. Ora non posso dilungarmi troppo, ne va della tua sicurezza. Ti hanno incastrato perché hanno bisogno di te, della tua vita. Questa mattina dovevi incontrarti con un misterioso cliente vero?”
“Si…e tu come lo sai?”
“Il complesso in cui sei finito è la dimora del Presidente Federale Europeo Thiler Pholda, al momento uno dei personaggi più potenti del pianeta. Col mio gruppo di ricerca siamo arrivati alla tanto aspirata “meta finale” definita in codice Eden100HAL. Con una serie di interventi chirurgici avanzati combinati a determinate sostanze di sintesi è possibile preservare in modo totale per un periodo minimo di un centinaio d’anni ogni singola molecola del corpo umano, al riparo da qualsiasi attacco virulento o batteriologico e chiaramente anche dall’invecchiamento…”
Non riuscivo a comprendere bene le parole di mio padre.
“Non so se interpretare il tutto come una cosa meravigliosa o pazzesca ma il punto è: cosa centro io in tutto questo?”
“Credimi, per quanto si possa essere contrariati, la nostra ricerca ha determinato la fine di ogni malattia conosciuta e probabilmente anche di quelle che ancora non conosciamo. Ma come ogni cosa anche questa ha il suo rovescio della medaglia ed è qui che entri in gioco tu. Da parecchi anni esiste una banca dati in cui sono contenuti tutti i campioni di DNA di ognuno di noi. Il limite della nostra scoperta, escludendo i conflitti d’interesse con le grandi case farmaceutiche, sta nel fatto che per eseguire un intervento è necessario l’apporto di un enzima estratto dal corpo di un donatore con DNA compatibile. Purtroppo questo enzima è vitale e se asportato comporta la disgregazione molecolare degli organi interni del donatore con le terribili conseguenze che tu stesso hai potuto osservare nel corpo del Dott. T. Vero. Per ora solo la clonazione umana potrebbe risolvere il problema ma chiaramente creare “umani a perdere” non risulta eticamente possibile perciò i pochi potenti a conoscenza di tutto ciò si stanno muovendo nel più assoluto segreto scrutando nella Banca Dati Globale dei DNA”.
“A questo punto papà immagino che tu mi stia per rivelare che il mio codice genetico è perfettamente compatibile con quello del Presidente Pholda vero?”
“Temo di si. Abbiamo fatto di tutto per prelevarti in tempo. Quello che hai intravisto stamani nella piazza del Duomo era un nostro agente buttato giù dalla sopraelevata perché incaricato di fermarti. Anche l’ingorgo è stato creato per farti deviare ma loro sono stati più abili di noi nel pilotare il tuo trasporter. Il loro piano era quello di farti risultare in prigione a vita per l’omicidio di un Presidente Federale unendo così la morte di un personaggio scomodo e l’ausilio di uno fondamentale. Ormai ti daranno la caccia ovunque poiché sei l’unico umano compatibile per l’operazione”.
Mi sentii la vita finita.





Continua...

mercoledì 6 giugno 2007

CONOSCENDO ALEJANDRO JODOROWSKY


Apro la divertente confezione del Digital Video Disk, si ok…un dvd! Le immagini stampate un po' dappertutto sulla scatoletta di cartone mi fanno già capire che quello che sto per vedere non è un film per tutti: un uomo anziano e barbuto completamente nudo con due teste di tigre sui capezzoli che spruzzano un liquido bianco su di un ragazzo calvo inginocchiato davanti a lui…un'iguana bardata come un guerriero con tanto di lancia…un gesù cristo che ne porta un altro seguito da un gruppo di prostitute una delle quali con uno scimpanzé per mano…un nano senza braccia a dorso nudo con una specie di corona in testa. Insomma, infilo incuriosito il disco nel lettore. "The Holy Mountain" (La montagna sacra), un film scritto, diretto ed interpretato dal cileno Alejandro Jodorowsky. Beh, vi garantisco che in tutti questi anni non avevo mai visto niente di simile. Il più barocco industriale dei film nato nel 1973 e divenuto un cult del genere underground. Mistico del nulla ed agnostico fino al fanatismo. Non è un film che sa restare dentro un televisore o in una sala cinematografica. E' un viaggio allucinante in quattro dimensioni che inizia a film terminato. Un allucinogeno visivo per menti allenate a scontrarsi con la monotonia di una vita bruciata dentro le mura di un ufficetto ammorbidito da un condizionatore d'aria sempre troppo alto o troppo basso. Uno spunto di riflessione come pochi se ne trovano al giorno d'oggi. Bravo Alejandro, curati!

venerdì 1 giugno 2007

WAYS REBUS 4


Quarta parte del racconto fanta-meneghino…
“Ok…ok...va bene non sparare! …A TUTTA LA STAZIONE È IL COMANDANTE CHE PARLA. Codice attivazione comando ZK5ELISA. NON È UN’ESERCITAZIONE. Ripeto, NON È UN’ESERCITAZIONE! Nessuno fermi o provi a fermare l’agente col prigioniero. Ripeto: nessuno provi ad avvicinarsi o ad ostacolare l’uscita dei fuggitivi”.
“Bene, ora correte. Correte!!”
Completamente frastornato mi trovo a correre per lunghi corridoi tondeggianti dalle pareti bianco latte.
Di tanto in tanto incontriamo qualcuno che ci osserva con l’espressione che va dallo stupefatto all’incazzato, come quando l’occasione della tua vita ti passa a pochi metri ma non puoi prenderla. Arriviamo ad un ascensore ed iniziamo a scendere…scendiamo di 114 piani mentre sul monitor del rilevatore posizionato sulla mia testa verifichiamo che nessuno ci stia seguendo.
Usciamo in un sotterraneo per entrare poi, attraverso una botola, in un piccolo tunnel buio ed umido che dopo qualche decina di metri sbuca nei pressi di una fermata della vecchia metropolitana.
Il mio accompagnatore estrae dalla tasca una specie di tessera che inserita in una fessura pressoché invisibile fa aprire una porta che personalmente mai avrei individuato.
Entriamo in una stanzetta verde interamente rivestita di un materiale simile a quello delle celle d’isolamento per i matti che si usavano un tempo; al centro un tavolino con due panche e degli indumenti sopra.
“Questi sono dei vestiti puliti e questa è una crema altamente tecnologica capace di renderti invisibile ai radar intercettori fino a quando ti troverai sotto terra” accenna con voce metallica il sig. Bta.
“Perché mi state aiutando?” rispondo. “Chi siete e cosa sta succedendo?”
“Abbiamo poco tempo e quindi sarò breve…”
L’uomo in viola sfiora un tasto nei pressi del suo collo e lentamente l’olocasco si dissolve scoprendone il volto.
Non credo ai miei occhi.
“Non può essere vero…Non puoi essere tu…Ma cosa…Papà?!?”
Continua...