giovedì 7 giugno 2007

EL TOPO (La talpa)

Lungi da me pormi come critico cinematografico. Rappresento solo il giudizio personale di una serie di persone che cercano qualcosa in più di otto ore mercificate in cambio di una cosa breve e preziosa che chiamiamo Vita. Quest'altra pellicola di Jodorowsky del '71, (precedente dunque alla realizzazione di The Holy Mountain), l'ho vista come un delicato richiamo all'attenzione su un mondo sommerso che in realtà ci avvolge e ci osserva. Un mondo minoritario che infastidisce e che vogliamo occultare, che rifiutiamo, incapaci di accettare in quanto "diverso", fatto di contenuti e non di contenitori. Un film che in puro stile jodorowskyano è una successione di frame d'autore. Inquadrature uniche. Posso fermare il lettore in qualsiasi punto e tenere in salotto quell'immagine come un quadro di un certo spessore, di un valore molto più alto di qualsiasi altra opera custodita in chissà quale museo proprio perché li, in casa mia a creare spunto di riflessione con altri esseri umani. Troppo spesso ci spegniamo in serate in cui una fiction o un bar continuano a toglierci quello che ha fatto l'azienda durante il giorno. Sentire che qualcosa di bello come la magia della vita torna a suggerirci la nostra unicità, il nostro inestimabile valore, anche passando attraverso le visioni di un artista, è costruttivo, piacevole e sensato. Vi è un passaggio nel film che condivido da una vita. Uno dei pistoleri, uno dei quattro più grandi maestri al mondo in quella disciplina, battendo il suo avversario spiega allo sconfitto le ragioni della sua vittoria: "Tu spari per trovarti. Io lo faccio per sparire. La perfezione è perdersi e per perdersi bisogna amare. Tu non ami. Tu distruggi, uccidi e nessuno ti ama. Perché quando credi di dare in realtà stai prendendo. Mi son dato a lei. Le ho dato tutto. Lei è dentro di me.” Questo per chi lo comprende è qualcosa di grandioso e può cambiare una vita in una Vita.

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